
Non ci possiamo di certo sbagliare: un Caciocavallo Silano DOP si riconosce subito! Prima ancora di assaggiarlo, è infatti la sua particolare forma a farcelo individuare a colpo sicuro. E poi quando ce ne facciamo scivolare una fetta in bocca, la sua consistenza fondente e il suo sapore aromatico sanno conquistare i nostri sensi.
Formaggio semiduro a pasta filata prodotto con latte vaccino intero, il Caciocavallo Silano DOP è un prodotto alimentare tipico dell’Italia meridionale e dall’origine antichissima. Si parla infatti di caciocavallo già in epoca greca e romana, qualche secolo prima di Cristo. Ciò che è arrivato fino a noi è probabilmente un formaggio molto diverso da quello delle origini, ma il tempo e le moderne tecniche di produzione hanno contribuito di certo a migliorarne la qualità.
Ma scopriamo insieme tutti i segreti di questo “storico” formaggio.
Tutto ciò che avreste voluto sapere sul Caciocavallo Silano DOP
Ippocrate, Plinio e Garibaldi. Cos’hanno in comune costoro? La passione per il caciocavallo!
Tra storia e leggenda, realtà e fantasia, sono tanti gli aneddoti e le curiosità che riguardano questo formaggio dal nome evocativo e dal ricco passato. Vediamo ora di soddisfare tutto ciò che avreste voluto sapere sul caciocavallo ma non avete mai osato chiedere.
Quali sono le principali caratteristiche del Caciocavallo Silano Dop?
Il Caciocavallo Silano DOP può avere la forma ovale o la tipica forma a pera, con la testina in cima. La sua crosta è sottile, liscia e di colore giallo paglierino. La pasta è omogenea, compatta e presenta una lieve occhiatura. Ha un gusto tendente al dolce quando il formaggio è giovane, mentre è più piccante a maturazione avanzata.
Perché ha questa forma così particolare?
L’aspetto di questo formaggio è sicuramente una delle sue caratteristiche più distintive. La maggior parte dei caciocavalli è composta infatti da due parti tondeggianti, una più voluminosa e una più piccola somigliante a una pallina. Il “collo” tra il corpo e la testa è il risultato della pressione delle corde che legano le forme.
Da dove viene il suo nome?
Se “cacio” sta per “formaggio”, per cosa sta “cavallo”? Probabilmente quest’ultimo termine deriva dal fatto che le forme di caciocavallo si conservano a cavallo di un’asta orizzontale di legno, appese a coppie. La denominazione “silano” viene ovviamente dalle origini geografiche del prodotto, legate all’altipiano della Sila.
Quando è nato questo formaggio?
Avete presente Ippocrate, quello del famoso giuramento? In uno dei suoi scritti citò per la prima volta il “cacio”. Stiamo parlando di un periodo che si aggira attorno al 400 a.C.! Pare dunque che questo formaggio fosse prodotto già dai greci e poi anche dai romani. Plinio il Vecchio, in uno dei suoi trattati sull’alimentazione, ne ha celebrato le caratteristiche uniche descrivendolo come un “cibo delicatissimo”.
Chi erano i “vip” ghiotti di caciocavallo?
Sembra che Giuseppe Garibaldi, proprio lui, fosse un grande fan del caciocavallo. Mentre l’eroe dei due mondi si trovava in esilio nell’isola di Caprera, pare si facesse spedire dalla Sila burro e formaggi, tra cui anche prelibati caciocavalli. Realtà o leggenda? A noi piace credere che sia tutto vero.
Il Caciocavallo Silano si produce ovunque?
Certo che no. La zona di produzione del Caciocavallo Silano DOP può avvenire solamente in certe aree ben determinate. I luoghi di provenienza del latte, di trasformazione e di elaborazione del prodotto devono essere compresi in specifici territori nelle regioni Calabria, Campania, Molise, Puglia e Basilicata.
Come degustare il Caciocavallo Silano DOP
Il Caciocavallo Silano può essere assaporato in purezza o assieme al tipico pane del Sud come il Pane di Altamura o il Pane di Cutro. In un bel tagliere calabrese, trova spazio tra la soppressata, il capocollo e la salsiccia di Calabria.
Diverse ricette tipiche del meridione ne fanno largo utilizzo. Pensiamo alla classica Parmigiana o agli involtini di melanzane. Il Caciocavallo Silano Dop è inoltre nel condimento di molti primi piatti, come la pasta ripiena alla calabrese, il timballo con ‘nduja e i Cannaruzziaddri rigati.
Consigliamo inoltre di gustare il caciocavallo stagionato alla piastra o sulla griglia. A contatto con il calore, il vero Caciocavallo Silano Dop non si squaglia, ma conserva la propria forma abbrustolendosi in superficie e sciogliendosi leggermente all’interno.
Il caciocavallo fresco può essere invece abbinato alla frutta, in soluzioni fantasiose perfette per chi ama il connubio tra dolce e salato. Possiamo spaziare dal proverbiale cacio e pere all’abbinamento con la frutta secca. Per chi vuole osare, può essere degustato anche insieme alla cipolla rossa di Tropea caramellata, magari con un goccio di aceto balsamico.
Bianco o rosso? L’abbinamento con i vini
Il Caciocavallo Silano DOP, in base al livello di stagionatura, si può abbinare a diversi tipi di vino. Il formaggio più giovane si accompagna a vini bianchi di personalità e spessore, come ad esempio il Soave Superiore, lo Chardonnay o il Friulano.
Per la versione più stagionata e saporita, meglio optare invece per un vino rosso come l’Aglianico del Vulture, il Cirò rosso classico, il Primitivo di Manduria, ma anche il Chianti classico, il Bardolino o il Merlot.